Секрет дверь Великой Пирамиды
大金字塔的暗门
La Piramide di Cheope- per motivi religiosi, spirituali ed energetici – fu usata anche come Tempio, per le speciali funzioni “magiche” a essa correlate.
Credo inoltre fermamente che fosse un distaccamento “molto particolare” della Casa della Vita, di cui gli Egizi hanno sempre parlato come del luogo di apprendimento e di formazione. Era l’Università di Alchimia, Occultismo, e Teoretica cui pochissimi eletti potevano accedere per accrescere la propria elevazione intellettuale e spirituale.
Quanto “spazio calpestabile” c’è all’interno della Piramide? Ci sono sicuramente altre stanze, oltre alle tre scoperte (la grotta sotterranea e le due interne), che crediamo uniche (così non se ne cercano altre!). Devono essercene per forza altre (oltre a quelle – non si sa quante – sotto la Camera del Re, nella Torre interna), vista la funzione della Piramide, e vista anche la sua dimensione.
E ci devono essere almeno due passaggi di accesso (ne sarebbe bastato uno, ma di certo ce n’era anche uno di emergenza), dato che la Grande Galleria, i corridoi ascendenti, quelli discendenti (cioè la strada percorsa da ogni turista), non sono stati concepiti per passarci l’uomo! Se la superficie della Piramide era rivestita, come è assodato, da lastre bianche e levigate che conferivano all’edificio un aspetto esterno lucido e riflettente, è logico pensare che l’ingresso fosse altrove e SOTTOTERRA, raggiungibile dopo aver attraversato una serie di corridoi, che probabilmente mettevano in collegamento la Piramide anche con altre strutture sotterranee.
Cronache di Erodoto
Erodoto racconta che alcuni sacerdoti, di notte, venivano visti navigare su misteriose barche, con le quali passavano sotto le sabbie di Giza, percorrendo un canale sotterraneo del Nilo. Nessuno sapeva dove andavano, perché stavano attenti a non farsi seguire. Andavano e venivano misteriosamente e silenziosamente, come dei fantasmi. Forse si recavano nella Piramide? Una volta dentro, attraverso scale e corridoi, avrebbero potuto raggiungere i vari locali.
Sempre Erodoto riferisce però anche di una pietra “girevole”, cioè un passaggio segreto all’esterno della Piramide.
In primo luogo, se era segreto, di certo i sacerdoti non l’avevano mostrato a Erodoto, ma tutt’al più ne avevano parlato, senza farglielo vedere; inoltre, ammesso che esista davvero tale passaggio, questo dovrebbe essere alla base, visto che la superficie – all’epoca della visita di Erodoto – era ancora ricoperta con lastroni che la rendevano lucida e impossibile da scalare. Infine, sembra poco probabile che il passaggio non sia stato scoperto durante la rimozione dei lastroni (utilizzati per ricostruire la città del Cairo). A questo punto, se la pietra girevole esisteva davvero, ci doveva essere una doppia sicurezza: lo strato sottostante ne doveva aveva un’altra, prevista per scongiurare un’intrusione.
Alquanto perplessa a causa delle mie idee circa un ingresso sotterraneo, sono stata tuttavia affascinata dalle parole di Erodoto, e non potendo resistere alla tentazione di indagare sull’esistenza di questa “porta” all’esterno della Grande Piramide… mi sono resa conto molto presto che c’era una pagina dell’archeologia egiziana, che non avevo ancora letto! E che questa seconda “porta” esisterebbe ancora …
La porta segreta
Infatti, Erodoto non fu l’unico a parlare di una porta segreta: le mie ricerche per approfondire la questione di questo “secondo ingresso”, mi hanno portato a individuare una straordinaria scoperta fatta molti anni fa da due famosi egittologi, vincolati dal giuramento di non rivelarla a nessuno finché fossero stati in vita.
L’episodio riguarda la scoperta del famoso accesso e di un “tesoro” nascosto, che si trova dall’altra parte. Ne voglio parlare dopo un breve preambolo, perché desidero che il lettore, prima, capisca che sto per raccontare l’esperienza massima che ogni archeologo auspicherebbe per se stesso… e quindi è necessario stabilire l’attendibilità di uno di loro, lo statunitense John Ora Kinnaman (1877-1961), famoso biblista, grande ricercatore e famoso conferenziere. Ma la descrizione fatta non rende certo giustizia a questo grande studioso, che ebbe per caso, o per volontà del destino, la fortuna di incontrare a Giza, durante un suo viaggio, sir William Flinders Petrie.
Il personaggio
Dopo essere stato un ragazzo-prodigio (ottenne il diploma di insegnante a 16 anni), John Ora Kinnaman si specializzò in Letteratura greca e latina, Storia antica, Filosofia e Archeologia classica all’Università di Chicago. Grazie alla sua spiccata attitudine per l’archeologia, fu presentato al Professor Frederic Starr, che lo convinse a condurre una serie di ricerche sull’Archeologia Americana, di cui egli era Capo Dipartimento. In un secondo tempo, Starr lo presentò al Dr. Stephen D. Peet, illustre archeologo americano, editore e fondatore della rivista American Antiquarian and Oriental Journal, della quale Kinnaman divenne caporedattore nel 1911, quando Peet si ritirò.
Anche negli anni precedenti, Kinnaman fu molto impegnato: dal 1903 insegnò Letteratura latina al Bentos Harbor College, nel Michigan (dove fu anche preside); nel 1907 si laureò in Archeologia classica all’Università di Roma; nel 1909 trascorse un anno intero presso i nativi pellirosse Chippewa, dei quali raccolse leggende antiche e testimonianze. Visse in seguito anche con gli Esquimesi, e perfino con alcune tribù di cannibali e di cacciatori di teste … sempre alla ricerca di tracce del passato.
Grazie alla sua competenza dell’antico ebraico, ri-tradusse tutta la Bibbia, scoprendo molte diversità con le versioni tradotte in precedenza; questo lo convinse che il testo originale era stato intenzionalmente manipolato e alterato.
Kinnaman cominciò a dedicarsi con molto interesse allo studio dell’Archeologia in relazione alla Bibbia e ai racconti definiti “apocrifi”, specialmente dopo la sua “avventura” con sir William Flinders Petrie; partecipò anche alla scoperta della tomba della Regina di Saba, in Etiopia. Sembra che proprio dopo questa scoperta l’imperatore Menelik lo avesse invitato in qualità di esperto, per testimoniare l’autenticità di un oggetto sacro conservato ad Axun, niente meno che l’Arca dell’Alleanza; sembra anche che il Dr. Kinnaman, dopo averla vista, l’abbia giudicata un’imitazione molto ben fatta.
Fu vice-presidente del Victoria Institute of Great Britain e della Society of the Study of Apocripha, nonché socio dell’International Society of Archeologists e del Palestine Exploration Found of Great Britain. Scrisse 4 libri, centinaia di articoli, e fu anche redattore di 5 riviste di archeologia, di cui una di sua proprietà: il Biblical and Archeological Digest.
Ma il motivo per cui sto scrivendo di lui, riguarda la sua scoperta fatta a Giza insieme a sir William Flinders Petrie, con il quale egli raccontò di aver lavorato per ben 11 anni.
Massoneria e Atlantide
Bisogna sapere che Kinnaman e Petrie erano massoni. Durante una riunione massonica del 1955, Kinnaman tenne una conferenza e dichiarò che negli anni ’20, lui e Petrie scoprirono un passaggio segreto sul lato sud della Grande Piramide, e di lì entrarono in numerose camere piene di reperti inquietanti. Sembra che i due archeologi avessero trovato un vero e proprio “tesoro nascosto”, comprese le prove dell’antica saggezza egizia e di quella atlantidea.
Videro anche oggetti incredibilmente “moderni”, alcuni eseguiti con metallo inossidabile e altri con un materiale che oggi potremmo associare idealmente al plexiglas… alcune macchine antigravità, “usate (35.000 anni fa!) anche per costruire la Piramide”; oltre ai documenti che svelavano “a cosa servisse l’edificio”, che non era per niente una tomba! Tra le varie cose, i due videro anche l’elenco completo di tutti i re egizi a partire dall’inizio vero… dal numero 1.
Erano forse le leggendarie 30 stanze “allestite” dal Re anti-diluviano Saurid, di cui parlava lo storico arabo Al Makrizi?
Ritenendo che la collettività non fosse pronta per queste rivelazioni, decisero di comune accordo di non svelare a nessuno l’ingresso segreto della Piramide, così che nessuno potesse mettere gli occhi (e soprattutto le mani) sul prezioso contenuto. E siccome William Flinders Petrie non parlò mai di questa esperienza, nell’ambiente ortodosso si preferì sospettare che le 30 stanze fossero frutto della fantasia dello stimato Dr. John Ora Kinnaman.
A distanza di tutto questo tempo, si sta ancora investigando sulla sensazionale scoperta. Alla Kinnaman Foundation for Biblical and Archeological Research, che l’archeologo e biblista istituì nel 1960, Steven Mehler (Direttore di Ricerca della Fondazione) da anni sta cercando di ricostruire la vicenda, attraverso gli scritti e le documentazioni lasciate da Kinnaman, tra cui anche molte audio-cassette, compresa quella con la registrazione della famosa conferenza, in occasione della riunione massonica del 1955.
Purtroppo, l’autobiografia di Flinders Petrie non cita mai Kinnaman, e nemmeno gli altri libri scritti su di lui. Nessun documento attesta che i due si fossero conosciuti; tuttavia esistono circostanze che fanno inequivocabilmente pensare che dovessero per forza conoscersi, avendo frequentato entrambi, negli stessi anni, certi personaggi di spicco nell’ambiente archeologico, e alcuni circoli culturali. Tra l’altro, erano entrambi membri del Palestine Exploration Found of Great Britain!
Il rinvenimento della “mappa”
Recentemente, il Dr. Steven Mehler ha trovato un documento dattiloscritto scritto dall’84enne Dr. Kinnaman cinque mesi prima di morire… che riporta in modo accurato come individuare e aprire la porta! Finalmente!
Kinnaman e Petrie, infatti, decisero di mantenere segreta fino alla loro morte l’ubicazione della porta; non solo… lo fecero davanti alle massime autorità egiziane dell’epoca (che quindi hanno sempre taciuto la notizia), informandole della scoperta e della decisione presa. Ma evidentemente il Dr. John Ora Kinnaman non seppe resistere alla tentazione di parlarne (senza tuttavia rivelarne l’ubicazione) e di rompere il giuramento, prima di morire. Infatti credo che la frustrazione più grande per uno scienziato, sia quella di dover mantenere nascosta la sua più grande scoperta!
Prima di morire, Kinnaman ruppe (almeno per iscritto) il giuramento e scrisse a macchina come trovare la porta; poi infilò il foglio tra le montagne di carte e di libri. Forse lasciò al caso di scegliere il momento della rivelazione. E il caso ha voluto che corrispondesse proprio al periodo epocale previsto dal veggente Edgar Cayce, il quale profetizzò che nel decennio a cavallo del nuovo secolo, sarebbe stata aperta la Camera dei Documenti …
30 camere nascoste
A me sembra che il nome del leggendario re Saurid assomigli foneticamente a quello di Osiride… e forse non si tratta di una mera coincidenza. E credo possibile che almeno alcune delle 30 stanze siano all’interno della Torre Djed, perpendicolarmente sotto la Camera del Re, e che lì si trovino anche i “Libri di Thot”. Penso che altri locali, a uso di laboratorio scientifico, siano ubicati nella parte superiore della piramide, oltre lo Djed… e che “qualcos’altro” di assolutamente inimmaginabile si trovi in un ambiente più in alto ancora, vicino al vertice. E che i due egittologi, dopo lo sbigottimento iniziale per aver visto “ciò che hanno visto” all’interno delle camere, abbiano deciso di non rivelare dov’erano.
I “Libri di Thot” sono ancora nella Grande Piramide, nella Camera della Conoscenza!
Cosa contengono di così sconvolgente o pericoloso?
(fonte: www.misteria.org)