martedì 30 dicembre 2014

Gela, ripescati lingotti di 2600 anni fa: sono di oricalco, lo stesso metallo di Atlantide

Gela (Italy), fished ingots of 2600 years ago: are Orichalcum, the same metal of Atlantis
Гела (Италия), ловили рыбу слитки 2600 лет назад: это орихалк, тот же металл Атлантиды
杰拉(意大利),钓鱼锭2600年前:是星陨石,亚特兰蒂斯相同的金属


Sono rimasti sepolti negli strati di sabbia per 2600 anni, nelle profondità del mare di Gela, a poche decine di metri dal litorale di contrada «Bulala». Una zona chiave che in passato ha restituito i relitti di ben tre navi arcaiche. Ma le correnti e le mareggiate degli ultimi giorni hanno “risvegliato” il tesoro dormiente. La bellezza di 39 lingotti intatti di un metallo pregiato, l'Oricalco, risalenti al VI secolo prima di Cristo, che nell’era arcaica era al terzo posto per valore commerciale, dopo oro e argento. Non a caso l’Oricalco è simile al moderno ottone, noto come metallo prezioso per la sua somiglianza all’oro nell’antichità. Secondo le analisi con “fluorescenza a raggi X” (eseguite da Dario Panetta) ciascun esemplare è frutto di una lega di metalli composta per l'80% di rame e per il 20% di zinco e realizzata con tecniche avanzate, la cui lavorazione, i coloni geloi di origine rodio-cretese avevano appreso dai fenici.


Un metallo, tra l’altro molto legato al mito e alla storia, visto che secondo Platone «erano di Oricalco il muro dell'acropoli di Atlantide e la colonna nel tempio di Poseidone, sulla quale erano scritte le leggi». Non solo, ma i romani, ai tempi di Augusto, coniarono monete con questo metallo che veniva estratto in Anatolia e chiamato «rame di montagna».

La scoperta ha i suoi protagonisti. I primi ad individuare i reperti sono stati i volontari dell'associazione ambientalista «Mare Nostrum» diretta da Francesco Cassarino. Il recupero è avvenuto con una squadra di sommozzatori della Capitaneria di Porto, della Guardia di finanza e della Soprintendenza del Mare. Il bello è che quando sono stati portati in superficie, luccicavano ancora, e tutti hanno pensato che si trattasse proprio di oggetti d'oro.

Il ritrovamento è stato svelato oggi. Soddisfatto il Soprintendente Sebastiano Tusa che ha seguito tutta l’operazione: «Il rinvenimento di lingotti di oricalco nel mare di Gela apre prospettive di grande rilievo per la ricerca e lo studio delle antiche rotte di approvvigionamento di metalli nell’antichità mediterranea. Finora nulla del genere era stato rinvenuto nè a terra nè a mare. Si conosceva l’oricalco attraverso notizie testuali e pochi oggetti ornamentali. Inoltre si conferma la grande ricchezza e capacità produttiva artigianale della città di Gela in epoca arcaica come area di consumo di oggetti di pregio. L’oricalco era, infatti, per gli antichi un metallo prezioso la cui invenzione produttiva attribuivano a Cadmo».

Secondo il Soprintendente Sebastiano Tusa, i lingotti di Oricalco erano in arrivo a Gela, quando la nave che li trasportava affondò forse per il maltempo. Continua Tusa: «La presenza di oricalco a Gela potrebbe connettersi con l’origine rodia della città. Non è trascurabile il fatto che gli antichi Greci indicavano in Cadmo (figura mitologica greco-fenicia) l’inventore dell’oricalco». I 39 lingotti pregiati sarebbero stati destinato a un artigianato locale di alta qualità, per decorazioni di particolare pregio.

Urgente, ora, lo scavo del relitto cui appartengono i lingotti poiché è certo che si tratta di un carico di grande importanza storico-commerciale per aggiornare la più antica storia economica della Sicilia. Considerando le scarse risorse della Regione Sicilia, però, la Soprintendenza spera di poter accedere ai fondi strutturali, a quelli europei e magari a sponsorizzazioni da parte di privati.




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